| I Tarocchi di Visionaire.org Plutarco, Il Tramonto degli Oracoli.[…]Le anime, dunque, hanno innato dentro di sé il potere profetico. E anche se questo potere rimane oscuro e inattivo, esse tuttavia a volte fioriscono e si illuminano nei sogni, e alcune anche nell’ora della morte: forse perché in quel momento il corpo diventa puro, oppure perché acquista una particolare disposizione alla profezia. Allora l’attività razionale del pensiero si allontana e si libera dal presente, mentre l’anima si volge al carattere irrazionale e fantastico del futuro. Non è vero, come dice Euripide, che “ottimo indovino è colui che abilmente congettura”: certo, un uomo così è un saggio, che segue la parte razionale della sua anima, quella che lo conduce lungo la strada della verosimiglianza logica. Ma la facoltà profetica è come una tavoletta: priva di scrittura, di significati, di qualsiasi determinazione per se stessa, ma passibile di immaginifiche fantasie e di presentimenti. E si impossessa del futuro senza bisogno di tanti ragionamenti, soprattutto quando si sia staccata dalla realtà presente, in uno stato di estasi. Allora si verifica, attraverso una particolare disposizione del corpo che si adatta a tale trasformazione, quello che noi chiamiamo entusiasmo.
[…]Ma io credo piuttosto che tra l’anima e l’afflato profetico si produca un rapporto di complementarità e di affinità simile a quello che lega la vista alla luce. L’occhio, che pure ha in sé la facoltà visiva, niente può senza luce; e così il potere profetico, che è la vista dell’anima, ha bisogno di qualcosa di affine che lo accenda e lo ecciti. Quasi tutti i nostri vecchi credevano che Apollo e il sole fossero un solo dio: ma quelli che conoscevano la bella, sapiente legge dell’analogia, e ad essa si attenevano, congetturarono che il rapporto tra l’attività del sole e la natura divina di Apollo fosse lo stesso che intercorre tra il corpo e l’anima, la vista e la mente, la luce e la verità. E sostennero che il sole è il prodotto, in eterno generato, del dio in eterno esistente. […] Ma quelli che li consideravano come un medesimo dio, hanno fatto bene a consacrare questo oracolo ad Apollo e alla Terra insieme: era il sole, secondo il loro pensiero, ad ingenerare nella terra la disposizione e la temperatura necessarie per la formazione delle esalazioni profetiche. Esiodo, molto meglio di tanti filosofi ha definito la terra “di tutte le cose fondamento incrollabile” e così la chiamiamo anche noi: eterna, anzi, e incorruttibile. Ma è naturale che i suoi poteri ora scompaiano, ora rinascano in un altro punto, spostando il loro flusso in zone diverse; e nel corso del tempo di tali cicli periodici si avvicendano, come possiamo accertare dalle loro manifestazioni. Laghi, fiumi e sorgenti termali, soprattutto, a volte si estinguono e scompaiono completamente; a volte, si può dire, fuggono via inghiottiti dalla terra, e poi col tempo ricompaiono di nuovo negli stessi posti, o tornano a scorrere lì vicino.
[…] Io credo che neppure l’esalazione sia sempre uguale, ma che abbia invece periodi di diminuzione e poi di nuovo periodi di maggior vigore: e la prova di questa mia asserzione è suffragata anche da molti stranieri e da tutti i ministri del santuario. A volte il locale dove siedono i consultanti, senza regola alcuna ma per caso, si riempie di una dolce brezza profumata, che spira dal sacrario come da una sorgente; e diffonde effluvi quali le più soavi e preziose essenze. Ed è probabile che questo spirare di fiori sia provocato dal tepore o dall’attività di qualche altra forza. Ma se questo non vi sembra essere un esempio convincente, pensate alla Pizia: sarete d’accordo nel riconoscere che essa subisce le influenze diverse da momento a momento, in quella parte dell’anima che viene ispirata dall’afflato profetico; e che non conserva, come un accordo senza modulazioni, la medesima disposizione in ogni circostanza. Sono molti i malori e i turbamenti di cui è cosciente, ma ancor più sono quelli inavvertiti, che possiedono il suo corpo e scorrono nella sua anima: quando ne sia completamente pervasa, è meglio che non scenda nel penetrale e non si offra ala dio, perché non è completamente pura – quasi strumento musicale ben accordato e rispondente – ma agitata e inquieta.
[…] Quando la facoltà immaginativa e divinatoria si trova in perfetto accordo con la temperie dell’afflato, che agisce come farmaco, allora nei profeti si produce necessariamente l’entusiasmo. Quando invece queste condizioni non si verificano, l’entusiasmo non si manifesta, oppure compare in modo deviante, torbido, disordinato, proprio come è successo alla Pizia morta di recente. Ricordate? Erano giunti dall’estero degli inviati per consultare l’oracolo; a quanto pare la vittima era rimasta immobile e impassibile sotto le prime aspersioni, e solo dopo molto tempo, poiché i sacerdoti per non fare brutta figura continuavano con le libagioni, inzuppata d’acqua e quasi affogata, finì per cedere. Cosa accadde allora alla Pizia? Scese nel penetrale profetico, si dice, riluttante, controvoglia: e subito, fin dalle prime risposte, risultò chiaro, dal tono aspro della sua voce, che non si era ancora ripresa – posseduta da un’ispirazione muta e maligna, come nave sbattuta dalle onde. Alla fine, completamente sconvolta, si lanciò verso l’uscita con un grido assurdo, spaventoso, e cadde a terra. I consultanti allora fuggirono, e insieme a loro anche il profeta Nicandro e tutti i sacerdoti presenti. Dopo un po’ ritornarono, e la sollevarono da terra ancora senza conoscenza: ma non sopravvisse che pochi giorni. E’ per questo che sorvegliano la Pizia perché mantenga il suo corpo puro da contatti sessuali e trascorra la vita in solitudine, senza alcun rapporto con estranei; ed è per questa ragione che prima di consultare l’oracolo osservano i segni della volontà divina, nella convinzione che il dio sappia bene quando la profetessa si trova in quella disposizione che le permette di ricevere l’entusiasmo senza danno. Il potere dell’afflato profetico non agisce indifferentemente su tutti, né sempre allo stesso modo sulle stesse persone, ma infiamma e anima, come si è detto, solo quelli che si trovano nella disposizione adatta a quella trasfigurazione. La virtù profetica è sì di natura divina e demonica, ma non per questo immune da declino, corruzione, invecchiamento, né capace di contrastare all’infinito l’azione del tempo, che ogni cosa affatica, come abbiamo detto, fra la terra e la luna. E c’è anche chi sostiene che neppure le regioni celesti si mantengano intatte, ma cedono all’eternità e all’infinito, subendo trasformazioni e rinascite continue.
Questi problemi – conclusi – devono essere vagliati ancora a lungo, da voi e da me, perché presentano molte incertezze e offrono la possibilità di opinioni contrastanti. Adesso non è il momento di esaminarle tutte: rinviamo dunque questa discussione, e anche il problema posto da Filippo sul sole e su Apollo.
(Tratto e adattato da Il Tramonto degli Oracoli, in "Dialoghi delfici", Adelphi) FONTE
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